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Normativa
2019
23
Ottobre

Come ormai noto, il Decreto Sicurezza, entrato in vigore il 4 dicembre 2018, ha modificato gli artt. 93 e 132 del Codice della Strada, stabilendo il divieto di circolare con un veicolo immatricolato all’estero per chi risieda in Italia da oltre 60 giorni.

 

Camion bianco no logo

Tale divieto prevede delle eccezioni, ovvero i residenti in Italia da più di 60 giorni possono circolare con un veicolo immatricolato in uno Stato membro della Comunità Europea o dello Spazio Economico Europeo, qualora sia stato stipulato un contratto di leasing, di noleggio senza conducente o di comodato.

Occorre inoltre specificare che il divieto si rivolge sia alle persone fisiche residenti in Italia, indipendentemente dalla loro nazionalità, ma anche alle persone giuridiche che abbiano stabilito una propria sede in Italia, ancorché costituite all’estero. 

In caso di violazione della norma, oltre alle sanzioni pecuniarie previste, vi è la possibilità sia di immatricolare il veicolo in Italia al fine di poter continuare a circolare sia che lo stesso veicolo venga condotto oltre confine previo rilascio del foglio di via.

Nella stesura di tale Decreto vi è stata però una grande disattenzione, provocando una falla che fa ancora discutere. In Italia esistono migliaia di lavoratori frontalieri dipendenti di aziende aventi sede negli Stati confinanti con il nostro Paese, ma non appartenenti all’Unione Europea, come la Repubblica di San Marino, Città del Vaticano, la Confederazione Svizzera e il Principato di Monaco.

Il legislatore, quindi, nel cercare di colpire chi, utilizzando mezzi immatricolati all’estero voleva evitare di pagare le multe o di non rispettare gli obblighi per assicurazione e fisco, ha creato un caos incredibile per tutti i frontalieri italiani, i quali per svolgere la loro attività devono utilizzare veicoli di proprietà dell’azienda che non si trova in uno Stato UE.

A seguito di tale confusione creata lo scorso 24 febbraio come primo firmatario e insieme al mio gruppo parlamentare Forza Italia, è stata presentata un’interrogazione parlamentare, per sollecitare il Ministro Toninelli ad assumere iniziative urgenti per la risoluzione del problema.

Lo stesso Ministro, nella risposta fatta pervenire solo in data 4 giugno 2019, si premurava di evidenziare l’attenzione verso le criticità espresse nell’interrogazione e di riservarsi del tempo per effettuare una migliore valutazione “su quali azioni eventualmente intraprendere al fine di contemplare, da un lato, la necessità di non vanificare la ratio del citato divieto, dall’altro, l’esigenza di prevedere possibili deroghe, purché non riconducibili ad ipotesi oggettivamente documentabili”.

Immaginando di non avere una risposta esaustiva e per dare un fattivo contributo al problema in essere, in data 27 Marzo 2019, come primo firmatario ed insieme ad altri senatori del mio gruppo parlamentare, abbiamo presentato un disegno di legge che reca modifiche all’art. 93 del Codice stradale, in materia di veicoli immatricolati all’estero. 

Il suddetto atto è stato assegnato lo scorso 28 maggio alla VIII Commissione Lavori Pubblici, ma l’esame non è ancora iniziato. Nel frattempo, è nato un nuovo governo il Conte-bis, con una nuova maggioranza PD-M5S, e con un nuovo ministro, non più Toninelli ma De Micheli.

Nulla però è ancora cambiato e le enormi difficoltà create a imprese, lavoratori frontalieri e privati cittadini restano inalterate, costretti per diverse ragioni a lasciare condurre i propri mezzi di trasporto da chi risulti residente in territorio italiano.

Per difendere tutte queste ragioni quindi continueremo a portare avanti la nostra battaglia, affinché questa norma possa essere modificata e si possa giungere ad una risoluzione definitiva del problema, generato da chi non ha saputo prevedere le disastrose conseguenze introdotte.

Articolo del Senatore Antonio Barboni, di Forza Italia, tratto dal TN 5/2019 anno XXI

© TN Trasportonotizie - Riproduzione riservata

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