Mi chiamo Vittorio Nacchia e sono l’amministratore della Transervice Nacchia, azienda di trasporto che ho fondato nel 2003, una piccola società dove lavorano 23 persone. Disponiamo di 20 automezzi e lavoriamo per lo più con i corrieri, nel nord Italia, principalmente in Lombardia. Nonostante sia il titolare dell’azienda, come molte altri miei colleghi, lavoro anche sui camion. Ho scelto di fare l’imprenditore, ho investito tempo e denaro, anche personale, in questo progetto, ma alla fine quello che porto a casa a fine mese non è sufficiente a far quadrare i conti. Talvolta devo rinunciare a versarmi lo stipendio e il mio, ve l’assicuro, non è un caso isolato. Il problema non dipende dalle capacità imprenditoriali dei singoli, dall’andamento del mercato o dalla pandemia: il problema è il costo del lavoro. Non mi riferisco allo stipendio netto versato al dipendente, sia chiaro. Il problema è l’ammontare delle tasse da versare allo Stato. Su uno stipendio netto di 1.500 euro, pago 1.800 euro di tasse, tutti i mesi, per ciascun dipendente. Non è possibile andare avanti così. A mio avviso, c’è un’unica soluzione: la riduzione del costo del lavoro, una misura che porterebbe benefici non solo all’autotrasporto, ma a tutto il mondo del lavoro. Con una riduzione della tassazione del 50%, ad esempio, potrei aumentare lo stipendio dei miei autisti e, allo stesso tempo, avere più risorse da investire nell’attività. La situazione in cui viviamo ora è al dir poco surreale: nonostante il mercato offra possibilità di crescita, non posso permettermi di assumere un autista in più e devo rinunciare ad acquisire nuovi clienti, cercando di far quadrare i conti con quello che ho. Al contrario, una riduzione del costo del lavoro mi permetterebbe di dare lavoro a più persone, di investire nello sviluppo della mia azienda, di fare l’imprenditore a tempo pieno e di Per quanto riguarda le criticità legate all’emergenza sanitaria, invece, ritengo che gli aiuti riservati alle imprese che hanno continuato a lavorare durante i lockdown siano insufficienti. È vero che l’attività della Transervice non si è mai fermata, ma a marzo e aprile il lavoro è calato moltissimo, fino al 70-80% in meno rispetto al normale. Anche adesso, nel periodo prenatalizio, registriamo un calo dell’attività. Nonostante questo, l’unica agevolazione a noi riservata è stata la cassa integrazione. Infine, chi come noi autotrasportatori viaggia molto, non solo in autostrada, in questo periodo ha difficoltà a trovare punti di ristoro aperti e accessibili. Nelle città bar e ristoranti offrono il servizio d’asporto, ma spesso questi locali non dispongono di parcheggi adeguati ai mezzi pesanti. Inoltre, dopo le 18:00 la situazione si complica ulteriormente. Le misure anti-contagio sono necessarie ma, allo stesso tempo, si dovrebbero garantire i servizi minimi e indispensabili anche a chi lavora, ad esempio, permettendo l’accesso a bar e ristoranti, con il dovuto distanziamento, ai lavoratori fuori sede. © TN Trasportonotizie - Riproduzione riservata |