Le misure dell’UE sui trasporti: bene, ma manca aiuto concreto alle imprese Stampa
Istituzioni
2020
28
Maggio

Nella prima settimana di maggio il Parlamento Europeo ha votato in seduta plenaria il cosiddetto “relief package on transport”.

Logistica

Si tratta di un insieme di misure di carattere pratico-amministrativo che sono state proposte dalla Commissione Europea, e condivise dal Consiglio Europeo con alcune modifiche, per far fronte ai problemi nati nel settore dei trasporti a causa della pandemia di COVID19.

Nello specifico il pacchetto è articolato in quattro provvedimenti riguardanti autotrasporto, portualità, trasporto ferroviario e aviazione civile, ai quali è stata applicata la procedura d’urgenza, accompagnata da un accordo pressoché unanime sull’impianto generale delle norme e alcuni distinguo.

Insieme ai colleghi della mia delegazione, siamo soddisfatti che all’interno del provvedimento dedicato all’autotrasporto sia stato preso in considerazione il problema del mutuo riconoscimento, da parte degli Stati Membri, delle proroghe rilasciate a livello nazionale per i certificati e le licenze degli autotrasportatori. Su quest’ultimo tema abbiamo sottolineato per primi la necessità di un intervento armonizzatore della Commissione Europea, attraverso un’interrogazione parlamentare, un intervento in Commissione Trasporti nell’ambito di uno scambio di vedute, e una lettera inviata alla Commissaria ai Trasporti Valean. Sebbene sia stata lasciata agli Stati Membri la possibilità di procedere ai rinnovi, riteniamo importante che sia stato stabilito quel reciproco riconoscimento delle deroghe in corso che finora è mancato, e che ha causato in più occasioni seri problemi ai servizi di commercio internazionale operati dai nostri autotrasportatori.

Quanto al provvedimento riguardante la portualità, va riconosciuto che gli interventi della Commissione Europea sul settore tengono spesso in grande considerazione le shipping lines, le quali, grazie alle loro grandi dimensioni che le rendono senza dubbio attori di primo piano del mercato interno europeo, sono capaci di occupare l’intera filiera logistica.

Tuttavia le esigenze dei terminalisti, ai quali bisogna riconoscere per lo meno pari valore rispetto alle shipping lines, sono altrettanto spesso disattese e ciò comporta una distorsione della concorrenza. L’intervento proposto dalla Commissione ha modificato il reg. 2017/352, consentendo agli Stati Membri o alle autorità portuali competenti di sospendere, differire o ridurre le somme dovute dagli operatori portuali che hanno in concessione o utilizzano le infrastrutture del porto. Presentando un emendamento alla proposta, abbiamo cercato di allargare il perimetro di applicazione della norma al fine di garantire un’eguale forma di sostegno anche ai terminalisti. Ad ogni modo, il nostro intervento, pur se non approvato in Aula, ha contribuito a garantire quella parità di trattamento che ci eravamo proposti di istituire. Infatti la Commissione ha successivamente chiarito che le misure di intervento sugli aiuti di Stato includessero anche tali istanze.

La proposta della Commissione dedicata al settore ferroviario ha invece posticipato il termine ultimo di applicazione di due direttive tecniche del quarto pacchetto omonimo. La nostra posizione sul tema è stata conciliante, perché l’Italia ha già portato a termine regolarmente l’implementazione di cui abbiamo discusso. L’occasione è stata però utile per non dimenticare l’importanza che l’interoperabilità riveste per aumentare la connettività e la potenzialità logistica del nostro Paese. Infatti, soltanto andando nella direzione di una maggiore armonizzazione del trasporto su ferro e su gomma, all’insegna dell’efficienza e di una strategia logistica nazionale ben definita, possiamo garantire quella connettività necessaria a rendere l’intero sistema logistico-portuale italiano competitivo rispetto agli altri attori coinvolti nel bacino mediterraneo.

Abbiamo votato con favore i provvedimenti a cui ho brevemente accennato, ciò nonostante l’Europa non può fermarsi alla semplice dimensione pratico-amministrativa, lasciando sussistere i ben più gravi problemi di liquidità delle imprese oggi esistenti. Infatti, a fronte di un sistema logistico-produttivo qual è il nostro, caratterizzato da sofferenze finanziarie causate dall’epidemia di COVID19, l’UE non sta intervenendo al fine di garantire aiuti omogenei a tutte le imprese europee, che grazie al margine di bilancio dei rispettivi Stati stanno ricevendo contributi differenti.

A tal proposito, l’esempio della Germania è lampante: la Commissione Europea ha approvato aiuti di Stato tedeschi per quasi mille miliardi di euro, fingendo di non capire che in questo modo le imprese tedesche saranno molto più competitive delle altre imprese europee all’indomani della crisi sanitaria. Basti pensare alle pochissime risorse messe in campo dal governo italiano. Purtroppo ho l’impressione che non ci sia alcuna volontà politica di porre rimedio alla situazione descritta. Infatti, quando ho avuto l’occasione di interrogare la Commissaria Vestager al riguardo, mi è stato risposto laconicamente che “la Germania fa bene a fare quello che fa”.

Articolo di Marco Campomenosi tratto dal TN 3/2020 anno XXII

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