SPECIALE Elezioni politiche 2013 Stampa
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2013
14
Febbraio

LA PAROLA AGLI ESPERTI DEL SETTORE TRASPORTI IMPEGNATI IN CAMPAGNA ELETTORALE

a cura di Roberto Bosticco e Francesca Vinai

bandiera ItaliaAbbiamo intervistato sei personaggi di diverso colore politico impegnati nel settore trasporti.

Che cosa ne è emerso?

Ce n’è davvero per tutti i gusti, tra chi è d’accordo sulla TAV e chi no, tra chi riconosce un ruolo di primaria importanza alle aziende di trasporto su gomma e chi le vorrebbe ridimensionare, etc.

Sarà interessante mettere i politici alla prova: come faranno, infatti, a trovarsi d’accordo, quand’anche all’interno delle medesime coalizioni i punti di vista sono spesso diametralmente opposti o quantomeno distanti?

Di certo, sappiamo che i fondi a disposizione sono limitati e che, in linea generale, il futuro riserva al mondo del trasporto non poche incognite.

Per quanto ci riguarda, non verremo meno al nostro compito di seguire con attenzione lo svolgimento delle elezioni e, soprattutto, di vigilare sull’attività del nuovo Governo, di qualunque colore politico esso sia. Chissà che, grazie anche a questo, non ne esca, una volta tanto, qualcosa di buono per il nostro settore.

 

LE DOMANDE

1) Se otterrete la fiducia degli elettori, quali provvedimenti legati al mondo del trasporto adotterete? 

2) Le aziende di trasporto italiane, più delle concorrenti estere, soffrono dell’attuale stato di crisi. Dal suo punto di vista, quali sono le principali cause? 

3) Si vendono meno autovetture e, soprattutto, meno veicoli commerciali e industriali. Ritiene che siano necessarie delle politiche di incentivazione? 

4) Rappresenta un vantaggio oppure un danno il fatto che in Italia oltre il 90% del trasporto di merci avvenga su strada? 

5) Dal vostro punto di vista, quali sono le direttrici di trasporto da incentivare?

 

LE RISPOSTE

 
PDStefano Esposito - PARTITO DEMOCRATICO
In lista per il Piemonte al Senato
Deputato uscente

1) Il mondo del trasporto è costituito dal trasporto su gomma e da quello su rotaia. Il primo versa in una crisi drammatica, che si trascina da molti anni. Noi non abbiamo interesse a colpire ulteriormente questo settore, ma lavoriamo per un’integrazione e un passaggio dalla gomma al ferro, in linea con quelli che sono i sistemi dei paesi più avanzati. Dobbiamo garantire costi nettamente più bassi, in quanto oggi la competizione europea vede le nostre aziende svantaggiate.

2) Le nostre aziende hanno costi per il carburante superiori a quelli degli altri paesi europei, per via di un sistema di logistica praticamente inesistente. Occorre un piano industriale. In questi anni ci si è occupati del settore del trasporto solo quando c’era il rischio di avere i tir fermi in mezzo alla strada. Non aver preteso dai governi che si sono succeduti un piano nazionale è una responsabilità che va suddivisa tra una politica incompetente e una certa mancanza di visione di chi questo settore lo vuole rappresentare.

3) Assolutamente si. Il trasporto su gomma ha ricevuto incentivi senza una politica complessiva ma con interventi emergenziali. L’incentivazione deve essere di carattere ambientale. Un parco viaggiante meno inquinante genererebbe minori emissioni, più sicurezza e minori costi. A causa della crisi, poi, si mettono alla guida di questi mezzi degli autisti di paesi stranieri, i quali accettano condizioni contrattuali che non sempre garantiscono qualità e sicurezza. Sono orgogliosamente italiano, non nazionalista: se incentivo l’impresa, se ne abbatto i costi e se le permetto di sostituire il parco circolante, quantomeno le domando una maggiore qualificazione professionale degli autisti, siano essi anche ucraini o rumeni. Sulle automobili, sono contrario a incentivi per la rottamazione. Dobbiamo capire se possediamo ancora un’industria nazionale automobilistica e favorire sempre di più l’auto a metano e quella elettrica. L’incentivazione a pioggia non risolverebbe il problema dell’inquinamento. Meglio incentivare, per esempio, l’aumento di punti in cui rifornirsi di energie alternative.

4) Un sistema squilibrato, non moderno. Non è un problema di danno o di beneficio: il sistema deve stare al passo con i competitori. Non dobbiamo uccidere il trasporto su gomma, come dicevano alcuni sostenitori del mio partito con una certa cultura ambientalista. Facciamo un favore a tutti se lo integriamo con il ferro.

5) Abbiamo immaginato per Torino uno dei più importanti poli logistici del nord Italia, grazie a una nuova linea ferroviaria tra il nostro Paese e la Francia. Contemporaneamente, se ne sta sviluppando un altro nell’area Domodossola-Novara ed è aperta la discussione su un retroporto con altro polo in provincia di Alessandria. Non possiamo lavorare sulla logistica immaginando che ogni pezzo di territorio si faccia il proprio polo senza seguire un piano nazionale. Le direttrici con il nord Europa mi paiono in avanzato stato di lavoro. Dobbiamo ammodernare il centro e il sud d’Italia, dove abbiamo una rete stradale e ferroviaria non degna di un paese civile. Sono favorevole a incentivare la green economy, ma senza grandi interventi di lavori pubblici non usciamo dalla crisi. Il corridoio mediterraneo consente di riportare all’antico splendore anche il nostro sistema portuale ed è parte integrante di una politica complessiva. 

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PdLBartolomeo Giachino - POPOLO DELLA LIBERTA'
In lista Piemonte 1 alla Camera
Ex Sottosegretario ai Trasporti e ultimo Presidente della Consulta generale per l'autotrasporto e la logistica
 
 
1) Ecco le prime cinque misure che prenderemo.
1. Ricostruzione della Consulta generale per l’autotrasporto e la logistica con gli stessi poteri che aveva prima della soppressione e con funzionamento a costo zero;
2. accelerazione dello Sportello unico doganale, nel quale faremo confluire tutto il sistema dei controlli, dalle dogane alla sanità, per rendere più competitivi i nostri porti;
3. normativa che incentivi i contratti “franco destino” e scoraggi il “franco fabbrica” negli scambi internazionali di merci, in modo da mantenere in Itala il controllo del processo logistico;
4. apertura di un tavolo con autotrasporto e committenza a cui chiediamo di darci ipotesi sui tempi di pagamento a 30 giorni e sul miglioramento del funzionamento dell’83 bis [NdR: il regime dei costi minimi].
5. correzione della norma sui sistemi logistici portuali che consenta l’integrazione con gli Interporti, perché il recupero di efficienza del sistema logistico italiano parte dai nostri porti.

2) Le nostre aziende di trasporto risentono maggiormente della crisi perché in Italia si è avuto un maggior calo della produzione a causa della politica recessiva del Governo Monti. Inoltre, con l’avanzamento dell’Europa a 27 noi subiamo più di altri la concorrenza dei Paesi dell’Est. Infine, una parte del traffico che potrebbe arrivare ai porti italiani, diventando così appannaggio delle nostre aziende di trasporto, predilige i più efficienti porti del Nord Europa.

3) Si possono esaminare politiche di incentivazione per l’acquisto di Euro 6. Bisogna anche portare avanti la politica della distribuzione urbana delle merci che prevede l’utilizzo nelle aree urbane di mezzi Euro 5 o a metano.

4) Il fatto che in Italia il trasporto merci avvenga perlopiù su strada avverrà fintanto che non si attuerà una politica dei trasporti per l’intermodalità, come previsto dal Piano Nazionale della Logistica. Il nostro Paese ha bisogno di uno sviluppo più equilibrato dei trasporti, aumentando il trasporto su ferro.

5) L’intermodalità innanzitutto, incentivando ad esempio il ricorso alle autostrade del mare con un ferrobonus. Fondamentale per il Governo sarà, poi, lo sviluppo di un rapporto positivo con il mondo dell’autotrasporto: solo così si potrà attuare nei prossimi cinque anni la politica di sviluppo del settore trasportistico e logistico prevista dal Piano Nazionale della Logistica.

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PDSilvia Velo - PARTITO DEMOCRATICO
In lista per la Toscana alla Camera
Deputata uscente nella IX Commissione Trasporti alla Camera
 
1) Fra le cose che si possono fare subito: 
- sterilizzazione delle accise sulla benzina;
- Testo Unico dell’autotrasporto per semplificare e riorganizzare;
- regolarizzazione dei rapporti contrattuali tra committenza e vettori.

2) Concorrenza straniera, con forme di dumping legata al costo del lavoro e al mancato rispetto delle regole; eccessiva polverizzazione del sistema aziendale italiano.

3) Dobbiamo trovare forme di incentivazione che sostengano il rinnovamento del parco veicoli a difesa dell’ambiente e per il risparmio energetico.

4) L’uno e l’altro. Da una parte il nostro sistema produttivo è fatto di piccole e piccolissime imprese, le merci compiono brevi distanze e per questo il trasporto su gomma è efficace per il nostro sistema di distribuzione delle merci. Dall’altra l’eccessivo ricorso alla gomma pesa troppo in termini ambientali e di dipendenza dal settore.

5) Occorre incentivare il cabotaggio marittimo e il trasporto su ferro; soprattutto occorre puntare sulla intermodalità e sulla creazione di un modello di logistica.

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Movimento5stelleMarco Sciobona - MOVIMENTO 5 STELLE
Capolista per il Piemonte al Senato
Membro del Gruppo Consiliare del MoVimento 5 Stelle in Piemonte, in qualità di Referente Commissione II - Urbanistica e Trasporti e Commissione V - Ambiente

 

1) Dovremmo sicuramente invertire la tendenza, investendo nel trasporto pubblico locale e non nelle grandi opere. Il fatto che la TAV venga dipinta come la panacea di tutti i mali è una oscenità. E’ fondamentale ripartire da una logistica dei trasporti. E’ incredibile che nel retroporto di Alessandria ci siano cumuli di containers mai utilizzati: significa che rimangono lì a marcire e che qualcosa non quadra, come per la maggior parte dei camion che continua a viaggiare senza trasportare mai nulla.

2) Sicuramente la recessione economica. La nostra linea politica è quella di ripartire dall’economia locale e di rilanciare il negozio di vicinato. Occorre limitare il più possibile lo spostamento delle merci, senza metter dei dazi, ma puntando alla qualità e alla consapevolezza del consumo locale. Non è un ritorno all’autarchia: che senso ha far arrivare merci alimentari da grandi distanze? Ci sono lobby che giocano su queste cose. Lavorativamente, non potremo mai competere con i grandi imperi orientali, in cui il costo del lavoro è bassissimo perché non esistono i diritti fondamentali, ai quali non possiamo rinunciare.

3) Noi pensiamo che il mondo dei trasporti debba innovarsi e che ambientalmente la storia del motore termico sia arrivata alla fine, sia nel trasporto privato di persone che in quello delle merci. Auspichiamo l’utilizzo di propellenti elettrici o di mezzi che usino l’energia elettrica. Le aziende straniere si muovono in tale direzione, non così l’industria italiana, che negli ultimi decenni ha usufruito di una grande mano dei cittadini, senza investire in ricerca.

4) Sulla lunga distanza occorre caricare i mezzi su rotaia, trasbordandoli poi nell’ultima tratta. In realtà, non ci piace neanche molto il sistema modalohr (ndr: sistema di carico su treno dei veicoli pesanti), che ha un suo senso solo per la Svizzera, dove si impone il passaggio dei camion sul ferro. Nel momento in cui lo Stato investe quantità elevate di denaro per creare infrastrutture inutili e, nel contempo, pensa di raddoppiare il tunnel autostradale del Frejus, va in contraddizione. Da una parte dice di voler spostare le merci su ferro e dall’altra apre a nuovi transiti su gomma.

5) Non solo NO TAV: in realtà, a ben guardare i dati ufficiali, nemmeno per la direttrice sud-nord e per il terzo valico mi sembra che ci siano le potenzialità per simili investimenti. Dovremmo utilizzare al meglio la rete ferroviaria già esistente, salvo costruire nuove linee laddove mancanti. Le merci arrivano soprattutto nel nord Europa, per via di sistemi già consolidati, che recepiscono bene questi grandi volumi, smistandole così a destinazione. Non ritengo conveniente l’idea di trasbordare merci nei porti italiani per poi trasferirle. Un retroporto a Genova oppure a Savona non ci sembra una cosa fattibile, i containers rimarrebbero ad arrugginire. La nostra contrarietà alle grandi opere non è ideologica, bensì deriva da quello che comportano. Occorre, infine, investire nelle reti informatiche, per avere riscontri in tema di istruzione, di informazione e fruibilità di documenti.

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RivoluzioneCivileNilo Durbiano - RIVOLUZIONE CIVILE
Capolista per il Piemonte al Senato
Sindaco di Venaus (TO)
 

1) Abbiamo in programma un grande piano di piccole opere pubbliche utili. E’ necessario che le politiche siano indirizzate a potenziare il trasporto di containers su grandi navi, con piattaforme logistiche per il carico/scarico, porti e mezzi di trasporto adeguati. Solamente gli ultimi 200 km andrebbero percorsi su gomma. Va adeguata la rete logistica secondo questa linea.

2) Arretratezza del sistema di trasporto dal punto di vista dell’organizzazione della logistica. Durante una crisi, un sistema di trasporto basato sulla gomma, pur se capillare, ha costi elevatissimi e risente in maniera pesante del costo dei carburanti. Oltretutto, in Italia il mercato del trasporto su gomma risente molto dei minori costi di manodopera dei paesi dell’Est, problema che va affrontato con provvedimenti di riequilibrio.

3) No. Vanno incentivate le ricerche volte alla produzione di motori e di tecnologie a basso costo e a basso impatto ambientale, quali l’auto elettrica o quella alimentata a energia solare o a idrogeno. Per quanto concerne le merci, poi, occorre rivalorizzare la rotaia, con la creazione di piattaforme logistiche adeguate.

4) Assolutamente un danno. Francia e Germania, tra gli altri, hanno vie di trasporto di merci su acqua e su ferro molto più sviluppate delle nostre. Questo è dovuto alla forte presenza della lobby dei trasportatori nelle sedi decisionali. Gli interessi sono vastissimi ed è necessaria una rivoluzione civile e culturale. E’ possibile convertire posti di lavoro e attività economiche dalla gomma alla logistica. Siamo per uno sviluppo sostenibile.

5) Noi abbiamo porti, quali Taranto e Gioia Tauro, che costituiscono l’attracco ideale per quantità enormi di merci che transitano attraverso il Canale di Suez. Se lo vogliamo, siamo il primo punto di attracco per l’Europa: dobbiamo avere il trasporto ferroviario nord-sud e, inoltre, da Genova a salire verso la Svizzera e la Germania. La TAV è un’opera inopportuna. Non hanno senso grandi investimenti come il cosiddetto corridoio 5; va completato laddove mancano le linee, come in Slovenia, ma in Val di Susa la tratta esistente è più che sufficiente. Va, inoltre, incrementato il sistema delle reti informatiche. Infine, occorre intervenire sulla mobilità dei grandi numeri, con metropolitane all’interno delle città, sulla falsariga di cosa accade in Germania. Occorrono investimenti infrastrutturali e un’ottimizzazione del trasporto da parte di Trenitalia e degli altri gestori.

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Fare fermare declinoGiuseppe Arena - FARE PER FERMARE IL DECLINO
Capolista per il Piemonte al Senato
Presidente e CEO di Arenaways
 

1) Occorre migliorare i servizi del trasporto pubblico locale a livello regionale, considerando però che ci sono pochi fondi. E’ necessario liberalizzare il mercato, abolendo alcune normative, introdotte dai “liberisti” precedenti, che hanno, per esempio, limitato enormemente l’uso da parte di imprese ferroviarie private degli scali merci. Le linee ferroviarie vanno integrate con il trasporto su gomma.

2) Delle cosiddette autostrade del mare si è fatto un gran parlare, ma non si sono mai sviluppate a sufficienza, per tanti motivi, dovuti in particolare alle lobby. Nel trasporto su gomma esistono una miriade di padroncini, che lottano per sopravvivere. Infine, nell’ambito del trasporto ferroviario delle merci, non ci sono molte imprese, anche perché si tratta di un settore non facile, dove solo i grandi gruppi possono emergere. Ci troviamo con scali merci eccezionali, come Alessandria e Orbassano, che però nel corso degli anni sono stati abbandonati.

3) Abbiamo sempre avuto un’azienda come la Fiat che, in più momenti della sua vita, ha ricevuto incentivi per vendere. In altri paesi, esistono aziende che ne ricevono ma che vendono molto di più. L’esempio che certamente darà fastidio a Marchionne è quello del Gruppo Volkswagen. Quando si crea un prodotto, deve emozionare chi lo acquista, mentre in questo momento si fatica a comperare un’auto della Fiat, che ormai qui non costruisce quasi più niente. Occorre ridurre i costi e la tassazione sulle imprese e pensare anche al costo dell’energia, altrimenti non cresceremo mai.

4) Uno svantaggio. Se ci fossero un’apertura degli scali ferroviari e una migliore gestione, soprattutto della linea nord-sud, ci sarebbero meno camion sulle strade. Occorre una maggiore integrazione: aziende come Ambrogio Trasporti e G.T.S sono nate come trasportatori su gomma e hanno avuto l’intuizione di caricare le merci su containers, in punti di raccolta, con loro scali e su treni che raggiungono il nord Europa e la Spagna. Giunti a destinazione, altri camion caricano i containers, trasportandoli a destinazione. L’abbinamento combinato tra ferro e gomma sarebbe eccezionale: toglieremmo un sacco di camion dalla strada e ne deriverebbe un servizio più efficiente.

5) Secondo il mio pensiero, in assenza di soldi dobbiamo incentivare quello che abbiamo, puntando sul corridoio sud-nord Italia e sulle infrastrutture già esistenti del Lötschberg e del Gottardo. Sono mal sfruttate le aree portuali di Bari e di Taranto da una parte e quelle di Napoli e di Gioia Tauro dall’altra. Esiste, poi, la questione di Genova, che non ha un retroporto decente, che potrebbe essere Alessandria. Vedo, invece, pochi spazi per il retroporto di Savona: perché crearne un altro quando quello che abbiamo già costruito con i soldi dei contribuenti non viene sfruttato? Personalmente, inoltre, non sono convinto del collegamento Torino-Lione. Quando c’è un buon servizio ferroviario, un treno che viaggia a 160 km/h è come uno che viaggia a 300 km/h. Su questo campo, abbiamo indicazioni abbastanza aperte.

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SceltaCivicaMontiLanfranco Senn - non partecipa direttamente alle elezioni, ma rappresenta il punto di vista di SCELTA CIVICA CON MONTI in materia di trasporti e di logistica
Professore ordinario di Economia regionale e urbana all’Università Bocconi, Direttore del CERTeT (Centro di ricerca in economia regionale, trasporti e turismo), Presidente di Metropolitana Milanese S.p.A.

1) Sul fronte infrastrutturale la linea è di realizzare le direttrici previste a livello europeo, quindi Frejus, Brennero e maggiore attenzione anche alle ricadute del Gottardo. Per le infrastrutture ferroviarie, dobbiamo proseguire nella realizzazione dei trafori alpini e nel completamento dell’alta velocità Torino-Venezia-Trieste, ma anche della Napoli-Bari. Occorre utilizzare meglio la rete stradale e autostradale esistente e lavorare per il raggiungimento di sistemi sempre più integrati e meno competitivi tra di loro.

2) Le dimensioni delle imprese sono talmente piccole che, in fase di crisi, difficilmente hanno un margine di assorbimento sostenibile delle quote di mercato. Il risultato è che molte hanno chiuso o sono andate in sofferenza, con numerosi licenziamenti. Dobbiamo aiutare le imprese a crescere. All’estero, le aziende hanno dimensioni più grandi, perché il sistema è più efficiente e meno corporativo, mentre occorre più concorrenza. Dall’altra parte, abbiamo un assurdo e colpevole finanziamento del trasporto pubblico locale e delle merci attraverso la fiscalità invece che le tariffe. Finiamo per pagare il costo del trasporto con i sussidi dello Stato e delle amministrazioni pubbliche, cioè con le entrate fiscali. Conseguentemente, dobbiamo aumentare le tasse per sussidiare le imprese, le quali a loro volta applicano tariffe sempre più basse.

3) Se occorrono politiche di incentivazione, devono essere di sistema e non sui produttori di veicoli. Pensiamo alla mobilità elettrica, utile a migliorare la mobilità cittadina urbana. Non basta produrre mezzi elettrici, ma servono anche batterie con costi inferiori e di maggiore durata, distributori di elettricità che adottino una politica di rifornimento del costo dell’energia dedicata, amministrazioni locali dotate di spazi adeguati per veicoli con caratteristiche diverse da quelli a benzina. Più che incentivi ai singoli produttori, sperimenterei soluzioni di sistema a livello locale, dove potrei spendere soldi pubblici per promuovere la cooperazione tra i diversi soggetti interessati. Assolutamente no a incentivi a pioggia. Si a progetti urbani mirati e valutati: è difficile immaginare un progetto nazionale.

4) Il trasporto su gomma è essenziale e sarebbe astratto e ideologico pensare di sopprimerlo o di ridimensionarlo sotto certi limiti. Il trasporto privato su gomma, sia delle famiglie che delle imprese, è ridimensionabile in misura molto ridotta. In tema di trasporto pubblico, poi, occorre rendersi conto che il valore del trasporto è sicuramente più alto di quello che le tariffe oggi consentono. Esiste uno sfasamento sul quale siamo tutti solidaristicamente impegnati, altrimenti per il mio interesse faccio pagare quelli che non usano il servizio.

5) Non ci interessa fare strade se non ci vanno le automobili, né ferrovie se non ci vanno i treni e nemmeno aeroporti se non ci vanno gli aerei. Cosa, invece, che in Italia abbiamo fatto. L’integrazione modale, poi, è un obiettivo da favorire progressivamente. Oggi, in generale, la public partnership è qualcosa di strategico e non di residuale. Relativamente agli aeroporti, occorre proseguire nella direzione della delibera di Passera, classificandoli in scala gerarchica e non con il pensiero di averne uno per regione. Se lo paghino le regioni e il sistema produttivo che lo desiderano, non è un problema pubblico! Stessa cosa vale per i porti. Si potrebbero fare scelte forti su tre sistemi: ligure, alto Adriatico e basso Tirreno. Quando diciamo Savona, Genova, La Spezia ed, eventualmente, ancora Livorno, li intendiamo in concorrenza. Invece, oggi la costituzione di un’associazione tra i tre porti liguri rappresenta il segnale che inizia a essere compreso il concetto di una stretta collaborazione, sulla falsariga di quanto avviene nelle più grandi realtà del nord Europa. Vedo integrazione tra porti e ferrovie, con società miste che garantiscano lo smaltimento e l’avviamento delle merci nel retroporto. La Liguria ha proprio il problema di realizzarne uno al di là degli Appennini. E’ una necessità di cui Liguria e parte del Piemonte devono rendersi conto. Alessandria o Rivalta Scrivia, è da vedere. Savona, invece, è molto decentrata, non si farà.

 

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