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LA VOCE DELL'AUTOTRASPORTATORE 
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TN - TRASPORTONOTIZIE darà la parola a chi vive ogni giorno sulla propria pelle le problematiche del settore trasporto merci. 
Daremo meritato spazio a te autotrasportatore, con l'auspicio di destare l'interesse delle istituzioni. Compila gli spazi sottostanti se vuoi dire la tua! Rompi il meccanismo, fai sentire la tua voce!



 

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 I problemi principali che la crisi economica ha portato nella nostra azienda sono i seguenti: primo, le banche hanno chiuso qualsiasi accesso al credito, non basta più alcuna garanzia per ottenere del denaro. Secondo, i pagamenti arrivano con tempi maggiori di 90 giorni. Ad aggravare la situazione, infatti, è il fatto di anticipare il denaro per continuare la nostra attività, spendendo capitali per il gasolio, autostrade e per i nostri dipendenti. La conseguenza è quella di avere sempre i conti in rosso perché i nostri clienti, scadute le normali tempistiche per la fatturazione, ci convincono a pazientare perché non possono pagare le nostre prestazioni. Se dovessi proporre delle soluzioni, prima di tutto metterei un limite di tempo nel pagamento delle fatture per non andare più oltre certi limiti. Trenta giorni sarebbero già un periodo sufficiente per risolvere alcune problematiche legate alla nostra realtà ma anche se il limite di tempo per le fatture è tutt’oggi una legge non ho mai avuto modo di vedere messa in pratica questa normativa. Bisognerebbe attuare qualche provvedimento per scoraggiare i ritardi, come ad esempio qualche multa o interesse di mora ma purtroppo non so quale di questi possa essere più efficace. Non si può neanche ricorrere in via legale perché i nostri debitori, in fondo, non hanno nulla in cassa.

    Risollevare le sorti dell'azienda

Un bel dilemma. Innanzitutto, come ho già detto in precedenza, si dovrebbe cambiare quel sistema che permette i ritardi nel pagamento delle fatture. Se la mia clientela pagasse entro 60 giorni, ad esempio, potrei rigirare i guadagni per le spese di gestione, invece sono costretto a rivolgermi alle banche attraverso il fido o l’anticipo fatture. Non saprei come risolvere questo problema perché secondo me dovrebbe essere lo Stato a fare il primo passo, che dovrebbe controllare maggiormente i principi della catena della clientela. Non riceviamo agevolazioni perché non esistono, siamo soli, come lo siamo sempre stati, anche perché le facilitazioni da parte delle Istituzioni sono concesse maggiormente alle grandi aziende, le quali, se dovessero chiudere, causerebbero la perdita di lavoro a molte persone. Per lo Stato, le imprese come la mia che possiedono dai tre ai quattro mezzi rimangono sconosciute. Siamo solo importanti nel momento di pagare le tasse che come ogni anno si presentano con le solite scadenze che se non rispettate, provocano aumenti alle imposte con interessi di mora e sanzioni.

    Intervento per la svolta del settore

Si dovrebbe abbassare la pressione fiscale perché il livello attuale, che si attesta intorno al 50%, è qualcosa di insostenibile. Positiva potrebbe essere la diminuzione dell’incidenza delle imposte sul gasolio, che come sappiamo tutti ha un valore reale di circa 70-80 centesimi al litro. L’introduzione di un carburante professionale potrebbe essere un buon segnale ma penso che la presenza abbondante del petrolio, sia in termini economici sia politici, ritardi l’approvazione di un provvedimento di questa natura. Immagino che fino a quando questo tipo di prodotto non sarà esaurito qualsiasi intervento per favorire l’intero settore ritarderà ad arrivare. Esistono, però, delle fonti alternative come metano e gpl ma i mezzi costruiti con biocarburanti faticano a prendere una quota di mercato perché il loro prezzo è esorbitante. A questo si aggiunge la difficoltà di una piccola impresa ad accedere al credito e per questo motivo, si potrò andare avanti solamente con i mezzi usati. Irrigidendo

    Ripartizione fondi autotrasporto e concorrenza

Gli incentivi sono sicuramente qualcosa di positivo ma se un mezzo ha un costo che si attesta intorno ai 100 mila euro, gli aiuti dello Stato ricoprono una minima parte della spesa totale. Un costo di questo tipo, con la crisi del mercato del lavoro, non si potrebbe ammortizzare nemmeno in 20 anni se non raddoppiando gli sforzi lavorativi in un mese. In questo momento di crisi non conviene comprare un camion nuovo, il rischio è troppo alto, anche perché dopo un investimento oneroso si potrebbe perdere il lavoro. Per quanto riguarda il discorso della concorrenza fortunatamente il mio piccolo settore è diverso e non soffre particolarmente di questo fenomeno ma dalle testimonianze di alcuni miei colleghi la situazione è drammatica. I clienti si rivolgono a coloro che offrono prestazioni a prezzi più bassi per risparmiare, come farebbero tutti, ma dietro a questo tipo di politica, una volta garantito il cliente non so quantificare l’incidenza del danno subito dall’economia del settore.

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