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LA VOCE DELL'AUTOTRASPORTATORE 
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TN - TRASPORTONOTIZIE darà la parola a chi vive ogni giorno sulla propria pelle le problematiche del settore trasporto merci. 
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Nel Bel Paese i problemi del nostro settore sono davvero molti: ci sono tante piccole questioni che, se sommate, vengono a creare un ambiente di lavoro difficile e malsano. 

Faccio un esempio: sulle autostrade francesi ci sono autogrill e parcheggi a intervalli regolari, che consentono a noi camionisti di trovare facilmente un posto per la notte. In Italia, al contrario, gli spazi riservati ai tir sono sempre meno. Spesso diventa quasi impossibile trovare un parcheggio dopo le 5 del pomeriggio, per non parlare del rapporto qualità/prezzo del cibo offerto ai bar.

I pedaggi, ormai, sono cari dappertutto, però per lo meno all’estero vengono offerti i servizi. Da noi, mancano anche le infrastrutture, come l’Asti-Cuneo, l’interminabile autostrada. Quando ci sono, invece, i prezzi sono proibitivi.

Se poi parliamo di tempi d’attesa per il carico/scarico, anche qui il nostro sistema non funziona. Ci chiamano in azienda quando il carico non è ancora pronto, si passano ore ad aspettare e guai a chiedere il pagamento del tempo perso.

All’estero, invece, le aziende ti chiamano quando il carico è pronto e, nel caso tu debba aspettare, le soste vengono pagate.

Non parliamo poi del costo del gasolio che, in Italia, sta diventando sempre più insostenibile. In più, si tratta di un costo vivo che le aziende di autotrasporti devono affrontare nell’immediato, mentre, troppo spesso, i pagamenti dei committenti hanno tempi biblici, anche a 150-160 giorni. Dovrebbe esserci una regolamentazione in merito, con pagamenti posticipati al massimo di 30-60 giorni.

A questo aggiungiamo l’atteggiamento delle banche che, in Italia, non vogliono correre rischi. Ad esempio, in caso di anticipo su fatture, se l’azienda non mi paga, la banca si rifà su di me. All’estero, invece, è l’istituto di credito che si rivolge all’azienda debitrice per chiedere il saldo. È chiaro che la richiesta di pagamento da parte di una banca sia decisamente più convincente di quella mossa da un piccolo imprenditore come me.

Non parliamo poi dell’accesso al credito in caso di acquisto di automezzi. I tempi per ottenere finanziamenti sono troppo lunghi e i risultati incerti. In caso di contributi pubblici, invece, la burocrazia è un ostacolo insormontabile.

Siamo nell’Unione Europea, ma ognuno lavora con le sue regole. C’è troppa disparità. Negli altri Paesi il lavoro del camionista è classificato come usurante, in Italia no. In Europa le licenze sono a 400, da noi a 440.

Nel 2016, quando ho iniziato l’attività, mi hanno consigliato di aprire in Romania: le tasse sono di tre volte inferiori alle nostre, così come i costi di assicurazione, gasolio, dei dipendenti, etc.

Sono italiano e ho deciso di aprire la mia azienda in Italia. Sono contento della mia scelta, però è necessario migliorare la situazione lavorativa di noi autotrasportatori.

© TN Trasportonotizie - Riproduzione riservata

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