Sì all’elettrico, ma con meno auto |
Mondo TN |
2019 22 Marzo |
Obiettivo Zero Vittime: Sicurezza stradale per una migliore qualità di Vita. La fascinazione da automobile sugli umani dura da oltre 100 anni. L’automobile, status symbol o, più semplicemente, oggetto del desiderio, un giocattolo prezioso per adulti, ha conquistato le nostre esigenze, diventando quasi un prolungamento del nostro corpo; è vissuta come spazio sicuro, assolutamente inviolabile, a volte rifugio, altre trampolino per l’avventura e quant’altro. Nell’eurozona si contano 5 veicoli ogni 10 persone mentre, negli USA, in Australia e in Nuova Zelanda la proporzione è ancora più elevata. Stiamo tuttavia assistendo ad un progressivo cambio di prospettiva, che va di pari passo con la rinnovata coscienza “ecologica”, e con la crescente consapevolezza dei costi, importanti, legati al possesso delle automobili. Sempre più case automobilistiche stanno preparandosi ad un “futuro elettrico”. Tuttavia, l’avvento della mobilità elettrica, e della guida autonoma, da solo non sarà sufficiente a risolvere le problematiche del traffico (ingorghi, incidenti stradali). Ancora, riguardo al trasporto pubblico, attualmente utilizzato soltanto dalla metà degli utenti delle strade cittadine, la strada maestra da imboccare sembra ragionevolmente essere l’utilizzo di energia pulita (elettricità prodotta da fonti rinnovabili), unitamente ad un potenziamento delle infrastrutture dedicate. Ma non solo: contestualmente si deve procedere alla costruzione di piste ciclabili, di strade che favoriscano ed incoraggino l’utilizzo di biciclette, scooter elettrici e cargo bikes, dando vita, così, ad un trasporto pubblico a tutto tondo, fruibile con facilità da chiunque. Il sistema di trasporto globale incentrato sull’automobile è estremamente dispendioso. Nel 2016 sono stati prodotti 72 milioni di nuove auto (che, peraltro, sappiamo restano, in gran parte, inattive per il 95% dell’arco temporale, e rubano spazio ai territori, necessitando di parcheggi sempre più vasti), il cui costo ambientale è elevatissimo in termini di utilizzo di materie prime come l’acciaio, l’alluminio, il rame, il vetro, la gomma e non solo. Ci confortano i dati che giungono da città di Paesi che hanno cominciato a cambiare la loro visione e già hanno intrapreso passi che modificano schemi di comportamento ormai radicati: Copenaghen, ad esempio, da sempre famosa per l’utilizzo di massa delle biciclette, vanta la bella percentuale del 62% di persone che privilegiano questo mezzo per i propri spostamenti; Lione, negli ultimi dieci anni, ha diminuito del 20% il numero di automobili che accedono in città, e registra una marcata crescita di stazioni di noleggio di biciclette; Londra sta incrementando la rete di superstrade ciclabili, e l’utilizzo dell’auto è diminuito di un quarto rispetto al 1990. Dobbiamo chiederci con grande onestà se abbiamo veramente bisogno di così tante automobili. La fascinazione da automobile
sugli umani dura da oltre 100 anni. L’automobile, status symbol o, più semplicemente, oggetto
del desiderio, un giocattolo prezioso
per adulti, ha conquistato le nostre
esigenze, diventando quasi un prolunga-
mento del nostro corpo; è vissuta come spazio sicuro, assolutamente inviola-
bile, a volte rifugio, altre trampolino per l’avventura e quant’altro.
Nell’eurozona si contano 5 veicoli ogni 10 persone mentre, negli USA, in Australia e in Nuova Zelanda la proporzione è ancora più elevata. Stiamo tuttavia assistendo ad un progressivo cambio di prospettiva, che va di pari passo con la rinnovata coscienza “ecologica”, e con la crescente consapevolezza dei costi, importanti, legati al possesso delle automobili.
Sempre più case automobilistiche stanno preparandosi ad un “futuro elettrico”. Tuttavia, l’avvento della mobilità elettrica, e della guida autonoma, da solo non sarà sufficiente a risolvere le problematiche del traffico (ingorghi, incidenti stradali).
Ancora, riguardo al trasporto pubblico, attualmente utilizzato soltanto dalla metà degli utenti delle strade cittadine, la strada maestra da imboccare sembra ragionevolmente essere l’utilizzo di energia pulita (elettricità prodotta da fonti rinnovabili), unitamente ad un potenziamento delle infrastrutture dedicate. Ma non solo: contestualmente si deve procedere alla costruzione di piste ciclabili, di strade che favoriscano ed incoraggino l’utilizzo di biciclette, scooter elettrici e cargo bikes, dando vita, così, ad un trasporto pubblico a tutto tondo, fruibile con facilità da chiunque.
Il sistema di trasporto globale incentrato sull’automobile è estremamente dispendioso. Nel 2016 sono stati prodotti 72 milioni di nuove auto (che, peraltro, sappiamo restano, in gran parte, inattive per il 95% dell’arco temporale, e rubano spazio ai territori, necessitando di parcheggi sempre più vasti), il cui costo ambientale è elevatissimo in termini di utilizzo di materie prime come l’acciaio, l’alluminio, il rame, il vetro, la gomma e non solo.
Ci confortano i dati che giungono da città di Paesi che hanno cominciato a cambiare la loro visione e già hanno intrapreso passi che modificano schemi di comportamento ormai radicati: Copenaghen, ad esempio, da sempre famosa per l’utilizzo di massa delle biciclette, vanta la bella percentuale del 62% di persone che privilegiano questo mezzo per i propri spostamenti; Lione, negli ultimi dieci anni, ha diminuito del 20% il numero di automobili che accedono in città, e registra una marcata crescita di stazioni di noleggio di biciclette; Londra sta incrementando la rete di superstrade ciclabili, e l’utilizzo dell’auto è diminuito di un quarto rispetto al 1990.
Dobbiamo chiederci con grande onestà se abbiamo veramente bisogno di così tante automobili.
Articolo di Silvia Gironi tratto dal TN 2/2019 anno XXI © TN Trasportonotizie - Riproduzione riservata |