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Camion storici, che passione! PDF Stampa E-mail
Mondo TN
2015
27
Ottobre

Il Presidente del Circolo Italiano Camion Storici, Fabrizio Colella, ci dedica un’intervista sulla sua passione e sulle attività del Circolo che presiede.

Mezzo storicoLo intervistiamo mentre si trova presso un’officina meccanica, in attesa che riparino uno dei mezzi storici dell’associazione.

1. Com’è nata la sua passione per i camion storici?

Tempo fa ho trovato dei miei quaderni della scuola elementare: avevo sei anni e già disegnavo autocarri con il musone a tre assi, centinati, e anche frontali e calandre dei Fiat, i 642 (quelli con il baffo per intenderci…). Poi, quand’ero studente, andavo con gli elettricisti di mio padre, che aveva una ditta di elettrodomestici e impianti elettrici, a fare le consegne, salendo a bordo dei furgoni. Mezzi che poi, da adulto, ho anche guidato.

Con l’Università di medicina ho dovuto in parte abbandonare tutto questo, ma nel 2001 ho preso il mio primo mezzo storico, un’automobile, e mi è tornato il “virus” dei ricordi e della passione. Passione che si è presto tradotta in ammirazione verso quello che i tecnici e i progettisti hanno costruito negli anni, un patrimonio significativo che si deve tramandare ai giovani, in particolare ai futuri meccanici, in modo da mostrare quello che i loro predecessori hanno messo in pratica, facendo marciare una nazione con niente in mano.

Quindi il mio entusiasmo è stato potenziato dalla constatazione di ciò che è stato fatto tanti anni fa e, unendo i miei ricordi di infanzia e gioventù, è proseguita questa passione per i mezzi storici.

2. E così è arrivato a presiedere un Circolo di camion storici...

Ero un collezionista di autovetture, prima ancora di essere socio del Circolo dei Camion Storici. Da socio sono diventato revisore dei conti e sono poi stato incastrato [ride] nel ruolo abbastanza impegnativo di Presidente.

Il mio primo mezzo fu un Fiat 850 T Fissore, un piccolo autocarro che produceva la Fissore sulla meccanica Fiat; poi è stata la volta del Fiat 615 N del ’56. Non ancora soddisfatto, ho preso un furgone Fiat 1100 T del ’62 e, avendo guidato da giovane un 238, sono stato obbligato a prendere anche quello.

Attualmente ho le patenti B e C. Ho conseguito anche la D dopo aver acquistato un Fiat 625, una corriera storica del 1970, da circa 20 posti.

3. Quali vantaggi comportano l’attestato di storicità e il certificato di rilevanza storica per un mezzo?

Il certificato di rilevanza storica è un documento che garantisce che il mezzo è stato restaurato con tutti i crismi e con tutte le caratteristiche d’origine.

Non è soltanto un discorso formale di giustificazione per la compagnia assicurativa, in modo da avere la polizza calibrata come veicolo storico, ma è anche un certificato che attesta, in caso di vendita, la rilevanza storica del mezzo.

Sempre che il mezzo non venga però modificato dopo il conseguimento del certificato: su questo ho le mie riserve perché la certificazione di rilevanza storica ha valore quando viene rilasciata e in base alle caratteristiche del mezzo.

Tutto poi dipende dalla correttezza del possessore che non dovrà fare successive modifiche che possano alterarlo. Non esistono però delle sedute di revisione successive alla certificazione, come anche per l’omologazione ASI, che permettano di verificare che il mezzo non sia stato modificato dopo la certificazione. Tranne che in occasione di alcune manifestazioni ASI, i commissari tecnici hanno la possibilità di riscontrare eventuali difformità dei veicoli partecipanti con conseguente revoca delle certificazioni.

4. Raduni, manifestazioni, formazione. Quali appuntamenti organizza il Circolo per avvicinare i ragazzi al mondo del trasporto?

Fin dalle sue origini, nel 1994, il nostro Club intende tramandare la storia e la cultura del trasporto storico. Dal 2009 abbiamo contatti con alcune scuole per tecnici-meccanici, per presentare loro gli esperti che in passato hanno guidato, riparato e progettato corriere e camion.

Dal 2012 collaboriamo con “Automobilismo Storico Alfa Romeo”, che negli anni ci ha mandato ingegneri dal Politecnico e progettisti di motori sia per autovetture che per motori industriali, che hanno portato la loro parte di competenza, consulenza e illustrazione a servizio dei giovani.

Quest’anno avremo i collaudatori che negli anni ‘60 collaudavano non solo vetture Alfa Romeo, ma anche autocarri sul passo della Cisa. Per i ragazzi, certi aneddoti - quando partivano con camion o autotreni per affrontare le strade dell’Appennino - sembreranno quasi delle fiabe, ma è stata la cruda e vera realtà di allora.

© TN Trasportonotizie - Riproduzione riservata

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