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Giacobazzi camionÈ grazie al sostegno anche economico della mia famiglia se sono ancora in piedi. Avrei già smesso se fossi più giovane, ma ormai non ho possibilità di trovare porte aperte. Continuo con il mio lavoro di autotrasportatore, anche se vado avanti per sopravvivere, non certo per guadagnare: rimanendo da solo, ho dovuto rinunciare a molti lavori.

Inoltre non usufruisco di agevolazioni statali, perché i fondi per l’autotrasporto non sono destinati ai “piccoli” come me. A usufruirne sono sempre solo le grandi aziende di autotrasporto.

Noi padroncini non siamo, poi, tutelati di fronte agli stranieri. La concorrenza c’è sempre stata, ma oggi, con il poco lavoro che c’è, si sente ancora di più.

I maggiori problemi, però, sono altri: i costi minimi di trasporto e i tempi di pagamento.

Bisognerebbe che la committenza rispettasse le tariffe e soprattutto che le pagasse. Perché al giorno d’oggi fatichiamo non solo a lavorare, ma anche a portare a casa i soldi. Nessuno paga a 30 giorni e all’avvicinarsi della scadenza, sono già pronte le scuse per non pagare.

Il nuovo governo dovrebbe assicurarci una tariffa per i trasporti effettuati , controllare che sia applicata, e tutelarci nei tempi di pagamento.

A noi trasportatori si chiede di pagare tutto e subito, dai pedaggi autostradali alle tessere carburante. La committenza, invece, non ci paga altrettanto in fretta.

Altro grande problema è quello dei controlli mirati delle forze dell’ordine. Noi autotrasportatori siamo di questi tempi bersagliati non poco da polizia e vigili urbani, di notte e di giorno. Non fermano più auto ma camion, e ogni volta sembra che debbano trovare per forza un motivo per multarci.

È bene che si controllino velocità, ore di guida e di riposo, gomme, ecc. ma i controlli sono diventati troppo massicci. In più, mentre prima eravamo in cento, con la crisi siamo rimasti in dieci ed è quindi molto più facile che ad essere fermati siano sempre i soliti.

Sarebbe bene che oltre a far rispettare a noi le ore di guida e di riposo, facessero rispettare ai committenti le tariffe sui costi di trasporto.

Non abbiamo più prospettive di lavoro. È ovvio che non si vendono più mezzi pesanti: con i prezzi di acquisto sul mercato, comprare oggi un nuovo mezzo - io ne ho uno che ha una decina di anni - sarebbe un investimento non conveniente a nessuno.

Una volta, dopo il rientro dall’esperienza di militare, era usuale voler prendere la patente per guidare i camion, perché “non si sa mai, potrebbe sempre servire”. Adesso i nostri ragazzi non la prendono più, gli autisti vengono dall’estero: non si è più disposti a spendere 7000-8000 euro per una patente che non garantisce poi di avere un lavoro.

Io ho cominciato con tanta passione, ma l’ho persa tutta negli ultimi anni. Ci sono state troppe esperienze negative, mi tocca lottare tutti i giorni, ma, quanto a ritorni, ho sempre meno soddisfazioni.

Commenti   

 
0 #1 Smithd868 2014-07-21 20:27
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