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M i chiamo Stefano Giovagnoli e sono il titolare dell’Autoplanet Roma, azienda che dispone di diversi mezzi, tra cui bisarche per il trasporto di autovetture, un centinato per il collettame, un camion per il trasporto della farina e dei cereali e altri veicoli con i quali lavoriamo nei porti.

A causa dell’emergenza sanitaria, abbiamo fermato l’attività per quasi due mesi, dal 12 marzo al 4 maggio, usufruendo della cassa integrazione. Durante la quarantena, l’unico mezzo che ha potuto viaggiare è stato il camion adibito al trasporto di farine e cereali.

Al momento il lavoro non è più quello di prima, ma si tira avanti. Anzi, la vera sfida inizia ora: avendo perso due mesi di fatturato, quelle di luglio saranno le settimane più critiche. Per far fronte alle spese del prossimo periodo abbiamo deciso di usufruire del finanziamento agevolato garantito dallo Stato, anche se, vista la situazione, le aziende avrebbero necessitato di un prestito a fondo perduto. Ma come si dice qui a Roma “abbiamo le spalle grosse” e teniamo duro.

Covid a parte, il vero problema dell’autotrasporto sono le tariffe: da 30 anni a questa parte è aumentato tutto, gasolio, autostrada, costo dei mezzi, del lavoro, tasse, eppure le tariffe sono rimaste sempre le stesse. Anche mio padre faceva trasporti con la bisarca e, ai tempi, un viaggio di andata e ritorno su Milano gli veniva pagato 700.000 Lire. Oggi non arriviamo a 1.000 euro. Penso che se lo Stato rivedesse la questione delle tariffe minime, alle giuste condizioni e nella giusta misura, tutta la nostra categoria ne gioverebbe.

Viaggiamo sempre sul filo del rasoio, ed è un problema di tutti. Basta un imprevisto, come lo scoppio di una gomma, per perdere il guadagno del viaggio.

Il nostro è un lavoro che prevede molte responsabilità, i camion sono mezzi molto costosi e assicurarne la corretta manutenzione per garantire la sicurezza agli autisti e agli altri utenti della strada è un costo importante. Se dobbiamo far aggiustare un veicolo presso officine esterne, il prezzo della riparazione risulta essere di 3 o 4 volte superiore a quello che avremmo pagato se il mezzo fosse stato riparato dalla nostra officina. C’è troppa disparità! Con tariffe del trasporto più eque, avremmo la possibilità di cambiare i mezzi più frequentemente e dare lavoro a molte più persone. 

 

Il lockdown ha fatto vedere a tutti quanti, anche ai non addetti ai lavori, l’importanza dell’autotrasporto, un settore fondamentale per la quotidianità delle persone e lo sviluppo del Paese. Purtroppo, in Italia, manca quell’unità che ci permetterebbe di far sentire la nostra voce, senza la presunzione di dettare legge, ma almeo di chiedere una migliore regolamentazione che ci permetta di lavorare e vivere più serenamente.

© TN Trasportonotizie - Riproduzione riservata

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